
Soprattutto, mina la fiducia nella finanza sostenibile. 
Da seguire il rapporto appena uscito a cura dell’International Organization of Securities Commissions sia per chi si interessa di finanza sia per chi segue l’attuazione dei principi ESG (Supervisory Practices to Address Greenwashing).  
L’obiettivo è fornire una (dettagliata) panoramica delle iniziative avviate nelle varie giurisdizioni per contrastare il Greenwashing, secondo le raccomandazioni IOSCO. Emergono le lacune nei dati, nella trasparenza, nella qualità ed affidabilità dei rating ESG. 
E il Greenwashing rimane un problema di condotta nel mercato anche per la rilevanza economica e finanziaria del cambiamento climatico. 
In più il Greenwashing può verificarsi lungo tutta la catena del valore dell’investimento e può essere compiuto da ogni partecipante al mercato (emittenti, gestori patrimoniali, fornitori di rating ESG e di dati). Il mercato dei rating e dei dati ESG rimane in gran parte non regolamentato, solo alcune giurisdizioni stanno sviluppando quadri di riferimento per i fornitori di prodotti di rating e dati ESG. 
La natura transfrontaliera degli investimenti legati alla sostenibilità richiede poi un’adeguata cooperazione, condivisione di esperienze e scambio di informazioni. 
E, in effetti, a fronte di questi rischi il punto debole resta la capacità delle giurisdizioni di tutti i paesi di implementare i requisiti di sostenibilità aziendale e più efficaci pratiche di vigilanza. 
Nella rincorsa tra regolamentazione e pratiche scorrette la rapidità è da sempre essenziale, ma è anche l’aspetto che continua a mancare.



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